Grande cordoglio ha suscitato la notizia della morte di don Remo Bracchi, il salesiano originario di Piatta spentosi a Roma il 5 maggio 2019. Chi lo ha conosciuto non può che farsi portavoce presso gli altri della caratura eccezionale di quest’uomo, studioso di fama internazionale ma da sempre legato alle sue radici: ogni ritorno in valle era una festa per la comunità, desiderosa di vederlo e di ascoltarlo nelle molteplici occasioni in cui si offriva al pubblico. Don Remo ha contribuito tantissimo a far conoscere la sua terra, soprattutto attraverso quello straordinario strumento che è il dialetto, espressione più genuina dei legami familiari e delle relazioni paesane. Attraverso i suoi studi la “lingua-mamma” è assurta a vernacolo d’eccellenza dotato di una sua forza, di una sua specificità e soprattutto vivo, grazie alle sue mutevoli trasformazioni lessicali.
In dialetto ha composto innumerevoli componimenti poetici, come gli suggeriva il suo cuore e il suo estro, che sono poi diventati apprezzate raccolte pubblicate negli anni.
Ma per tutti noi studiosi don Remo è stato soprattutto un pilastro insostituibile a suggello delle nostre ricerche: c’era un dubbio? Si chiedeva a don Remo… Si cercava il significato di una parola? Si chiedeva a don Remo… c’era bisogno di una trascrizione? Interveniva don Remo… Un termine latino ci sembrava oscuro? Con don Remo si faceva subito chiarezza!
Don Remo ci ha lasciato un capitale di studio e di umanità insostituibile, che ora sarà compito di tutti noi conservare e far fruttare.
Oltre allo studioso, oltre all’uomo, oltre al religioso, don Remo ci lascia il ricordo di una personalità che non si poteva non amare: il fanciullino che era in lui suscitava in ciascuno di noi un sentimento di tenerezza, di protezione, di affetto… forse proprio per questo riusciva a penetrare così bene nel nostro animo, perché vi si insinuava con il suo modo di fare così “puro” e sincero, proprio come il fanciullo di pascoliana memoria. Un aspetto, questo, che conviveva perfettamente con la sua eccezionale cultura e lo rendeva del tutto unico. Le porte della gente erano sempre aperte per don Remo, che aveva fatto della libertà e dell’autonomia espressiva uno dei suoi cardini: all’interno delle tantissime associazioni culturali di cui faceva parte (e che aveva contribuito a fondare, come il nostro Centro Studi Storici Alta Valtellina), don Remo lasciava spazio a chiunque senza preconcetti né veti, perché la cultura doveva ispirare fiducia e soprattutto aprirsi agli altri.
Mancherà a tutti; ma sappiamo per certo che ora sarà felice tra le braccia della sua cara mamma.