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Bollettino n. 25/2022 - recensione
Dopo una serie di significativi rinnovamenti, aggiuntisi ai due difficoltosi anni di covid, il Centro Studi Storici Alta Valtellina pone le basi per riprendere il cammino con maggior forza e convinzione, in vista dell’avvicinarsi dei 25 anni di attività (occorrenti nel 2023) che andrebbero meritatamente festeggiati. Nel frattempo, gli associati possono contare sulla fresca pubblicazione del Bollettino storico, il n. 25, che esce grazie all’impegno profuso dal direttore Daniela Valzer e dal redattore Dario Cossi. Quindici articoli di vario genere e contenuto, che spaziano dalle streghe del 1400 ai poeti dialettali degli anni ’60, in un arco temporale vastissimo che è però accomunato dalle radici ben piantate nella nostra terra e nelle nostre tradizioni.
Ilario Silvestri, il maggior conoscitore degli archivi storici del Contado, si tuffa tra le carte medioevali proponendo al lettore una panoramica sul fenomeno – globale e locale – della stregoneria, che a Bormio vanta una mole documentaria con ben pochi altri hanno e alla quale ha dedicato, col compianto don Remo Bracchi, 12 anni di lavoro reso oggi pubblico per tutti. Gianluigi Garbellini ci riporta con la memoria alla chiesa di S. Martino di Serravalle scomparsa sotto la frana del 1987 e già oggetto di sorprendenti studi per il suo ruolo di primo piano sin dall’epoca dei Franchi, come dimostrano gli affreschi preziosi e singolari del presbiterio del Cristo Pantocreatore, che per il suo carattere stilistico non aveva eguali nelle tradizionali raffigurazioni a tema. Lorenza Fumagalli ci offre uno spaccato sullo svolgimento delle attività commerciali, in particolare sulle fiere e i mercati con le relative disposizioni che li regolavano,
Cristina Pedrana e Gabriele Salvadori ci proiettano nei terrificanti anni intorno al 1620: la prima narra il viaggio straordinario compiuto nel 1623 da Roma alla famosa biblioteca di Heidelberg di un ingente e preziosissimo quantitativo di libri; il secondo ci catapulta nell’incendio divampato a Bormio nel 1621 e soprattutto nell’infernale bolgia di guerre e devastazioni afflissero il Bormiese in quegli anni.
Non meno combattute e feroci furono dispute sorte alla fine del Settecento attorno al Collegio gestito fino ad allora dai Gesuiti, che Daniela Valzer ritrae con dovizia di particolari grazie a un inedito manoscritto. Sulla stessa falsariga si muove l’articolo di Rita Pellegrini, incentrata sulla vicenda processuale dell’arciprete di Bormio Stanislao Santelli condannato per calunnia a scontare due anni di carcere nel 1856 e verso il quale, pure, si formarono due fazioni contrapposte l’una all’altra. L’epopea del contrabbando viene ripresa da Enrico Fuselli ma da un punto di vista tutt’altro che ordinario ovvero partendo dalla definizione dei confini che ben poco avevano, però, di definito e dalla sempiterna questione della zona franca di Livigno.
Anche il tema dell’emigrazione offre ampissimi spazi di trattazione, date le innumerevoli vicissitudini della popolazione valtellinese in terra straniera; Costantino De Monti ne estrapola una da un vecchio baule, che conserva fra le carte la storia umana dei fratelli Gaspare e Valente Praolini di Piatta emigrati in Argentina e dei loro discendenti, truffati dei loro averi in Italia. Altrettanto appassionante la trama narrata dal diario del soldato Giovanni Giudes sulla guerra in Libria, ripercorsa dalle nipoti Maura e Daniela Valzer e – sempre per restare in tema di piccole storie familiari – Anna Lanfranchi disvela un estroso personaggio bormino che negli anni ’50 e ’60 lasciò la sua firma in numerosi articoli satirici e poesie dialettali e che sino ad oggi era caduto nel dimenticatoio, così come Erasmo Schivalocchi e Angela Martinelli tracciano un piccolo quadro di Silvio Urbani, custode di un antico affresco nella sua casa di Premadio. Infine, la zona livignasca è oggetto di due accurate trattazioni ad opera di Alice Martinelli e Desirée Castellani. La prima propone un contributo su una tavoletta votiva molto particolare e unica per la Valtellina, avente come oggetto il répit (“doppia morte”) ovvero il miracolo della resurrezione temporanea di un bambino nato morto, o comunque deceduto prima di aver ricevuto il battesimo; la seconda ha indagato alcune feste e manifestazioni popolari a Livigno e Trepalle nell’ambito di un progetto condotto per l’università Bicocca di Milano, una ricerca che si è dispiegata in epoca pre-covid attraverso materiale fotografico, documentario e orale che ha toccato diverse tradizioni sia folcloristiche, sia religiose.
Il costo del volume è di 15 euro (soci ordinari) e dà diritto al rinnovo alla nostra associazione per l’annualità 2023.
Chi desiderasse ritirarlo a mano, ci trova in ufficio presso la Comunità Montana Alta Valtellina (via Roma 1 a Bormio) tutte le mattine con orario 8:00-13:00
Anna
Foto: particolare del dipinto attribuito ad Antonio Canclini. Controfacciata della Chiesa Collegiata di Bormio